Estratto da Orpheus. The Awakening. vol. 1
- Diana Mistera
- 18 ago 2021
- Tempo di lettura: 2 min
L'incubo la travolse di nuovo, ma i particolari furono molto più chiari e agghiaccianti:
Geena era di fronte a una Torre che sapeva di conoscere, anche se non capiva in che paese si trovasse e come ci fosse arrivata. Camminava incuriosita dalla luce che quel luogo emanava, era guidata da una dolce voce maschile che le sussurrava; “Vieni, vieni da me, apri quel cancello. Non puoi sfuggire al tuo destino...”
Come ipnotizzata da quel richiamo, che sembrava musica per le sue orecchie, aprì il cancello che si innalzava di fronte a lei. Avvicinandosi notò che la torre era un edificio isolato e, quello che da lontano le era sembrato un giardino, in realtà era un cimitero. Si guardò intorno incredula, la luce che aveva intravisto in precedenza era scomparsa. Era un posto di pace e tranquillità, Geena aveva sempre amato i cimiteri, ma, come iniziò a camminare, notò che le tombe erano state abbandonate da tempo: fiori secchi e senza vita le adornavano, le pietre tombali erano state spezzate come se fossero state violate o fossero cadute vittime di una incontenibile ira. Quello che da fuori le era sembrato un bellissimo giardino in realtà era composto da rovi e cespugli. Cercò di spostare un ammasso di spine da una delle lapidi, l'unica che aveva catturato la sua attenzione, perché possente e più grande di tutte le altre. Voleva leggere il nome del proprietario o la data, ma si ferì con le spine. Il sangue iniziò a scivolarle dalle mani, calando sulla lapide che lo assorbiva come se la pietra stessa fosse viva e si nutrisse di quel nettare color rubino che sgorgava ininterrotto dalle ferite di Geena. Si strappò un pezzo dell'abito bianco che indossava e si fasciò la mano. Un abito inusuale per lei che non indossava mai il bianco. Alzando lo sguardo verso una delle finestre semichiuse della torre in cerca di conforto, percepì una sensazione tutt'altro che confortevole. Un’ombra la stava osservando e a quella vista le mancò il respiro. Cercò di fuggire, camminando su quello che era rimasto del sentiero che attraversava il cimitero, sentiva l'urgente bisogno di uscire da lì al più presto. Quando si voltò nuovamente verso la torre, ormai circondata da una densissima nebbia che si innalzava possente e sinistra, inciampò in una delle lapidi spezzate, cadendo in quella che le sembrò una sconnessione del terreno. Nel rialzarsi capì che era caduta in una tomba vuota. Fu presa dal terrore e cercò di andarsene più in fretta che poteva procurandosi ancora ferite, che tempestivamente cercava di tamponare con altri pezzi del suo vestito, prima che i rovi stessi iniziassero a prendere vita ad ogni goccia che perdeva, ma la fuga fallì e cadde, ormai esausta. Imprigionata dai cespugli si arrese alla morte e alle tenebre che la seppellirono viva....

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